Abbiamo letto nei giorni scorsi su Il Saronno la notizia delle nomine dei Consiglieri Nourhan Moustafa e Claudio Sala alla Presidenza e Vicepresidenza della Commissione Pari Opportunità. Nell’articolo in questione abbiamo appreso anche della proposta avanzata dal Consigliere Sala di attivare in città sportelli antiviolenza “dove le vittime di violenza possano ricevere prontamente attività di sostegno e di consulenza, presso le scuole (nei casi di violenza assistita), e presso i centri di culto religiosi (chiese, santuari, moschee, sinagoghe)”.
Ben espresse e condivisibili anche le finalità della proposta: “far sapere che sul nostro territorio c’è una rete pronta ad offrire tutte le garanzie del caso… intensificare programmi di aiuto delle vittime di violenza… diffondere nuovi canali di comunicazione volti ad assicurare sempre nei casi di emergenza, interventi in presenza”.
Sono esattamente gli obiettivi per i quali l’Associazione Rete Rosa s’impegna ogni giorno nel Centro Antiviolenza a favore delle cittadine di Saronno e del Saronnese che, in quanto donne, subiscono maltrattamenti, il più delle volte all’interno del proprio contesto affettivo e familiare.
Siamo certe che la nostra Associazione sia ben conosciuta in città e nel territorio, su cui opera sin dal novembre del 2012, gestendo il Centro Territoriale Antiviolenza (CTA), organizzando numerose iniziative di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere e infine operando all’interno delle scuole.
Nel 2015 Rete Rosa è stata chiamata dalla Regione, che stava definendo le Reti Antiviolenza su tutto il territorio lombardo, a diventare il Centro Territoriale Interistituzionale dell’Ambito di Saronno e ad entrare nella Rete Busto/Saronno/Gallarate/Somma Lombardo e, da allora, l’appalto iniziale si è rinnovato tramite la vincita dei bandi di gara pubblici indetti nel 2017 e nel 2019 da Busto, Comune capofila della Rete.
Con gli anni Rete Rosa è cresciuta in presenza e offerta operativa, garantendo alle donne assistenza psicologica, legale, sociale, supporto alle genitorialità, gruppi di auto mutuo aiuto…
Grazie all’apporto di nuove volontarie e all’incremento delle professioniste che collaborano con l’Associazione, il Centro ha potuto così passare dall’unica apertura iniziale del 2012 alle cinque aperture settimanali attuali. Ad oggi il CTA ha accolto 510 donne (475 fino al 2020 + 35 finora nel 2021), con una provenienza variamente distribuita, a conferma dell’importanza di Rete Rosa per un territorio vasto che va ben oltre la città: nel 2020 33% di utenti si sono avvicinate da Saronno, 40% da Comuni della Provincia di Varese, ma anche un 23% da Comuni del Milanese, del Comasco e del Monzese, data la centralità della nostra città e la facilità di mezzi con cui il Centro può essere raggiunto.
Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, neppure il lockdown del 2020 ha rallentato l’attività del CTA: impossibilitate a ricevere le donne in presenza, utilizzando la tecnologia a disposizione e incrementando la reperibilità telefonica a 10 ore giornaliere 7 giorni su 7, Rete Rosa non solo non ha perso il contatto con le utenti già in carico, ma ha permesso l’accoglienza di molte nuove donne, realizzando un significativo aumento percentuale di accessi: 83 nel 2020 rispetto ai 62 del 2019.
Il nostro impegno di presenza in piazza, le costanti campagne informative e di sensibilizzazione tramite i media e i social realizzate, nonché gli interventi e i laboratori nelle scuole di ogni ordine e grado del comprensorio, hanno permesso a tanti, se non proprio a tutti, di sapere che Rete Rosa c’è e che il Centro Antiviolenza può essere un buon punto di partenza per chi, vittima di sopraffazione, vuol provare a uscire dal maltrattamento subito.
Spesso per le donne rivolgersi al CTA significa provare ad intraprendere un percorso difficile e pieno di ostacoli, contrassegnato da accelerazioni improvvise e da sconfortanti momenti di stasi, quando non addirittura da ripensamenti e forzati passi indietro. Sottolineiamo “provare”, perché se c’è una cosa che abbiamo imparato col tempo è che la violenza contro le donne è un fenomeno complesso, chiama in causa molti fattori e non ammette improvvisazioni e, tanto meno, pressioni dall’esterno. Le vittime di violenza, specie di quella domestica, richiedono ascolto partecipe, accoglienza paziente nel rispetto dei loro tempi e fiducia nelle risorse che loro stesse possono trovare in sé.
In una parola l’accoglienza delle donne richiede formazione e competenza. Questo è ciò che le Istituzioni coi loro servizi dedicati devono garantire e, fortunatamente, a Saronno lo fanno, grazie alla collaborazione cresciuta nel tempo tra gli Enti essenziali preposti, in stretto collegamento col Centro Antiviolenza Rete Rosa.
A livello istituzionale, dunque, la Rete Antiviolenza dell’Ambito di Saronno è presente, attiva e impegnata a migliorarsi, per ridurre le criticità che ancora appesantiscono il suo operato. Margini di miglioramento, infatti, potrebbero derivare da un minore turn over degli operatori in tutti i servizi, da risorse economiche e di personale più costanti e certe, da strutture organizzative meno burocratizzate e più in sincrono, perché ciò consentirebbe di rispettare pienamente i regolamenti che le buone leggi in vigore contro la violenza di genere (Convenzione di Istanbul, Codice Rosso, Codice Rosa…) prescrivono e soprattutto di applicare più correttamente le procedure operative più efficaci.
Chiedendoci, come ha fatto il Consigliere Sala, cosa si potrebbe fare di più per facilitare alle vittime di violenza il passaggio ad una nuova prospettiva di vita, la risposta che come Rete Rosa ci viene più immediata è questa: creare una società “alleata”, che non fatichi ad accorgersi della sofferenza delle donne quasi sempre muta e nascosta, che sappia cogliere ciò che spesso sta dietro un quadro di apparente rispettabilità e normalità, un clima amichevole, disposto a sospendere il giudizio colpevolizzante e ad agire con le donne, non al posto loro. Sarebbe davvero importante trovare questa “alleanza” nella quotidianità, nel contesto informale di parenti e conoscenti, vicini di casa, colleghi di lavoro e amici, insegnanti e genitori che si incontrano alla scuola dei propri figli, persone che frequentano la stessa comunità di credenti….
Proponiamo una Saronno desiderosa di informarsi e formarsi nel rispetto, in un percorso di crescita e cambio di mentalità personale e collettiva. In questa visione, luoghi privilegiati, come ad esempio le scuole o le chiese, ma anche le società sportive, le associazioni, i gruppi più vari… possono certamente essere ambiti che ampliano l’attenzione al problema, s’impegnano a fornire le informazioni giuste e sanno indirizzare donne o minori in difficoltà verso i servizi dedicati che già operano in città con la professionalità necessaria a prestare il supporto più opportuno.
In conlusione: da una parte LE ISTITUZIONI: l’Amministrazione Comunale nel suo complesso con i Servizi Sociali nello specifico; il Sistema Sanitario con l’Ospedale (Pronto Soccorso, Ginecologia, Pediatria, Assistenza sociale) e i servizi sul territorio (CPS, Consultorio, Neuropsichiatria infantile, Sert); i Carabinieri e la Polizia locale; dall’altra LA COMUNITÀ CITTADINA: saronnesi ancora più attenti, informati e consapevoli. Sarebbe davvero un bel passo avanti per la nostra città!